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Accogliamo la reliquia del Beato Carlo Acutis.

| Don Sanesh | Non categorizzato

Primo giorno

Cari fratelli e sorelle,

il Vangelo di oggi ci racconta dell'incontro notturno tra Gesù e Nicodemo. Un uomo che, pur essendo sapiente e religioso, sente che gli manca qualcosa. Gesù gli dice parole misteriose: "Se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".

Nicodemo non capisce subito. Anche noi, a volte, non comprendiamo ciò che Dio ci chiede. Ma il cuore che cerca, come quello di Nicodemo, è già sulla via della fede.

Oggi iniziamo un cammino di preparazione per accogliere, nella nostra parrocchia, le reliquie del Beato Carlo Acutis. Un giovane che, come Nicodemo, ha avuto sete di Dio, ma con un cuore semplice, aperto e puro. Carlo diceva: "Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie." Non voleva essere una fotocopia del mondo, ma un originale di Dio. La sua vita è stata breve, ma piena di luce. Era appassionato di computer, amava l'Eucaristia e ha messo Gesù al primo posto, ogni giorno.

Il Beato Carlo ci insegna cosa vuol dire "nascere dall'alto". Non è una cosa strana o lontana da noi. E vivere ogni giorno come figli di Dio, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo. E fare il bene con gioia, pregare con fiducia, servire gli altri con amore. È vivere come ha vissuto Maria, la nostra Madre del Rosario, che ha detto "si" a Dio con tutto il cuore.

La nostra chiesa, dedicata a Maria, è un luogo di grazia. Maria ci accompagna sempre verso Gesù, come ha fatto a Cana, indicando: "Fate quello che vi dirà". Oggi ci invita a guardare Carlo e a lasciarci accendere dal suo esempio.

Ma cosa sono le reliquie? Le reliquie sono i resti corporei o gli oggetti appartenuti ai santi. Non sono amuleti magici, ma segni concreti di vite donate a Dio. Venerare le reliquie non significa adorare un corpo, ma onorare l'opera di Dio in quella persona.

Toccare una reliquia è come toccare una testimonianza viva della santità, è sentirsi più vicini al cielo.

Papa Francesco ci dice spesso che la santità è per tutti. Non è solo per chi fa grandi cose, ma per chi ama con tutto il cuore nel quotidiano. Carlo è un esempio moderno di questo: giovane, normale, pieno di passioni, ma con Gesù nel centro.

Allora, come ci prepariamo per venerare le reliquie? Con cuore puro, con la preghiera, con il desiderio di conversione. Lasciamoci toccare dallo Spirito, come Nicodemo.

Apriamo il cuore a Maria, preghiamo il Rosario con più fede, accostiamoci ai sacramenti, soprattutto alla Confessione e all'Eucaristia.

Che questi giorni siano per tutti noi un tempo di grazia. Accogliamo Carlo come un fratello che ci tende la mano e ci dice: "L'Eucaristia è la mia autostrada per il cielo." Anche noi possiamo camminare su questa strada. Con Maria, con Gesù, con Carlo.

Amen.

Secondo giorno

Cari fratelli e sorelle,

oggi, in questa celebrazione così speciale, il Vangelo ci porta in mezzo al lago di Tiberiade. I discepoli sono in barca, al buio, e il mare è agitato. Gesù non è con loro all'inizio, e questo aumenta la paura. Ma poi, nel cuore della notte, lo vedono venire verso di loro, camminando sulle acque. E Lui dice: "Sono io, non abbiate paura."

Questa scena è un'immagine forte della nostra vita. Quante volte anche noi ci troviamo in una barca scossa dal vento, nella notte della paura, del dubbio, del peccato, della solitudine. Ma Gesù non ci lascia soli. Viene sempre verso di noi. A volte non lo riconosciamo subito, come i discepoli. Ma Lui c'è. E ci dice, anche oggi: "Non temere. Sono io."

Oggi, mentre ci prepariamo a ricevere le reliquie del Beato Carlo Acutis, celebriamo anche la festa di Santa Caterina da Siena, una delle più grandi sante della Chiesa, Dottore della Chiesa e Patrona d'Italia e d'Europa. Anche lei, come Carlo, ha vissuto un amore profondo per Gesù, soprattutto nell'Eucaristia. Diceva: "Nel dolce Sacramento dell'altare, io vedo il fuoco dell'amore divino." Per Caterina, l'incontro con Gesù nell'Eucaristia era trasformante: da li traeva la forza per parlare a papi, re e popoli, pur essendo una giovane donna illetterata. È una prova che la santità non dipende dall'età o dalla cultura, ma dall'apertura del cuore a Dio.

Il Beato Carlo Acutis diceva: "L'Eucaristia è la mia autostrada per il cielo." Partecipava ogni giorno alla Messa, adorava Gesù nel tabernacolo, e da Il riceveva la forza per vivere da cristiano vero, con gioia e carità. Ma per accogliere Gesù nel cuore, dobbiamo prepararci. E qui entra il secondo dono che vogliamo riscoprire oggi: la Confessione. Carlo diceva: "L'anima è come un palloncino: se c'è il peccato, l'anima non vola."

Anche Santa Caterina insisteva sull'importanza del sacramento della Riconciliazione.

Scriveva: "L'anima che vive nella grazia è un giardino fiorito. Ma se cade nel peccato, diventa un campo sterile. Solo la Confessione può ridarle vita." La Confessione è l'abbraccio della misericordia del Padre, come ci ricorda anche Papa Francesco: "Ogni volta che ci confessiamo, Dio ci abbraccia, fa festa per noi. É la gioia del perdono." Non è un peso, ma una liberazione.

Cari fratelli e sorelle, questi giorni di preparazione alle reliquie sono un'occasione speciale per lasciarci toccare dalla grazia. Prepariamoci con una buona confessione, con il cuore aperto, senza paura. E viviamo l'Eucaristia non solo come un rito, ma come un incontro vivo con il Signore.

Domandiamoci: Quando è stata l'ultima volta che mi sono confessato con sincerità?

Come vivo la Messa domenicale? Mi preparo con fede? Faccio la Comunione con un cuore puro?

Maria, nostra Madre del Rosario, ci accompagna in questo cammino. Lei ha portato Gesù nel suo grembo. Anche noi possiamo portarlo nel nostro cuore, ogni volta che riceviamo l'Eucaristia. Il Beato Carlo e Santa Caterina ci guidano. Le loro vite ci mostrano che la santità è possibile anche oggi. È vicina. È scegliere Gesù ogni giorno. È lasciarlo salire sulla nostra barca.

Allora, non temiamo. Apriamo il cuore. Prepariamoci con gioia e con fede. Che questi giorni siano per la nostra parrocchia un piccolo ritiro spiritual con Maria, con Carlo, con Caterina, verso Gesù.

Amen.

Terzo giorno

Cari fratelli e sorelle,

oggi il Vangelo ci consegna uno dei versetti più belli e profondi di tutta la Scrittura: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. n È il cuore del Vangelo. Dio non ha condannato il mondo, ma l'ha salvato con l'amore. Un amore che si dona, che si offre, che si mette nelle mani degli uomini.

E se Dio ha offerto Suo Figlio per noi, anche noi, da salvati, siamo chiamati a offrire noi stessi.

Non possiamo essere cristiani seduti, fermi. Siamo chiamati ad agire, a fare le opere di Dio. E quali sono? Amare, servire, perdonare, annunciare, accogliere. Portare la luce dove c'è ìl buio, la speranza dove c'è la paura.

Il Beato Carlo Acutis ci ha mostrato proprio questo. Non si è chiuso in sé stesso. Ha offerto il suo tempo per aiutare i poveri, ha speso la sua intelligenza per evangelìzzare attraverso internet, ha portato tanti suoi amici a riscoprire la Messa. Diceva: "Non io, ma Dio." Aveva capito che la vera felicità è donarsi.

E oggi, in questo terzo giorno, tocca a noi raccogliere il suo testimone. Noi dobbiamo offrire il nostro cuore a Dio. Dobbiamo fare le sue opere, non solo a parole, ma nella vita concreta.

Dobbiamo portare tutti alla Chiesa, perché nessuno si salva da solo. Carlo diceva: "La nostra meta deve essere l'infinito, non il finito." E come ci arriviamo? Camminando insieme.

In parrocchia, nella famiglia, nella scuola, al lavoro: ovunque possiamo essere testimoni. A volte basta un invito: "Vuoi venire a Messa con me?" A volte basta un sorriso, un perdono, una preghiera fatta con fede. Tutti possiamo fare qualcosa. Nessuno è troppo piccolo. Come Maria, che non ha fatto grandi discorsi, ma ha vissuto la sua vita come un "si" continuo a Dio.

E permettetemi, cari fratelli, di aggiungere alcune parole per la vita concreta di ogni giorno: 1. I figli devono rispettare i genitori e i nonni. Il rispetto è la base dell'amore familiare e della pace in casa. San Giovanni Paolo Il ci ricordava: "La famiglia è la via della Chiesa."

2. I giovani devono vivere l'amore secondo il Vangelo. Il fidanzamento è un tempo prezioso per conoscersi, camminare nella purezza, e prepararsi al matrimonio secondo le regole della Chiesa.

3. I ragazzi devono ascoltare i genitori. Il quarto comandamento ci insegna: "Onora

tuo padre e tua madre". Non è un consiglio, è un comandamento.

4. I giovani devono stare lontani da droga. Non sono libertà, ma catene. Lo dice anche Papa Francesco: "Non lasciatevi rubare la speranza."

5. Tutti siamo chiamati a vivere come santi. Come ci ricorda il Concilio Vaticano Il: "Tutti nella Chiesa ... sono chiamati alla santità." {Lumen Gentium, 39)

Le reliquie che accoglieremo dopo domani non sono solo un ricordo. Sono una provocazione.

Ci dicono: "Vuoi anche tu vivere come un santo?" Non da eroe, ma nel tuo quotidiano. La santità non è per pochi, è per tutti. Carlo ha vissuto solo 15 anni, ma ha acceso il fuoco della fede in tanti cuori. E noi?

Questo giorno sia per noi un momento di decisione. Offriamo a Dio quello che siamo.

Impegniamoci a fare il bene. E portiamo chi è lontano vicino alla Chiesa, come ha fatto Carlo.

Perché il mondo ha bisogno di luce. E noi, con l'aiuto di Maria, possiamo essere quella luce.

Concludo con una preghiera: Beato Carlo, tu che hai saputo vivere la santità nella semplicità, aiutaci a donare la nostra vita a Dio. Intercedi per i giovani, per le famiglie, per la nostra comunità. Fa' che anche noi possiamo dire con te: "Non io, ma Dio."

Amen.

Quarto giorno

Carlo Acutis: un Santo del nostro tempo

Carlo Acutis nasce a Londra il 3 maggio 1991 da genitori italiani e cresce a Milano.

Fin da piccolo mostra una fede straordinaria, un amore puro per l'Eucaristia e una particolare devozione alla Vergine Maria. Nonostante la giovane età, Carlo comprende profondamente che il centro della vita cristiana è Gesù. Diceva spesso: "L'Eucaristia è la mia autostrada per il cielo".

Tra le sue passioni c'erano la tecnologia e l'informatica. Carlo imparò da autodidatta a programmare, creare siti web e utilizzare i mezzi digitali per evangelizzare. Realizzò un'importante mostra sui miracoli eucaristici, visitata in tutto il mondo, intuendo già allora che Internet poteva essere uno strumento potente per diffondere il Vangelo.

A soli 15 anni, il 12 ottobre 2006, Carlo muore di leucemia fulminante. Poco prima di morire offrì le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa, testimoniando una fede matura e luminosa. Nel 2020, Papa Francesco lo proclama Beato, riconoscendone la santità vissuta nella semplicità quotidiana.

Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica Christus Vivit, cita Carlo come esempio per i giovani: «Sapeva molto bene che questi mezzi di comunicazione, se usati in modo libero e responsabile, possono essere un'opportunità per il dialogo, l'inclusione e la comunicazione» (Christus Vivit, 105).

La vita di Carlo ci ricorda l'urgenza di vivere la fede nel mondo contemporaneo, segnato da sfide come l'individualismo, la superficialità digitale e l'indifferenza verso il prossimo. In un'epoca in cui la tecnologia può isolare, Carlo ci insegna che è possibile usarla per costruire ponti e seminare il bene.

Le sue parole più famose, "Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie", richiamano l'invito di San Paolo: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando la vostra mente» (Rm 12,2).

Oggi Carlo è un modello particolarmente vicino ai giovani. In un mondo in crisi ecologica, sociale e spirituale, la sua attenzione all'essenziale — all'Eucaristia, alla carità concreta verso i poveri, al rispetto per la dignità di ogni persona - offre una bussola sicura. Non a caso, Papa Francesco ci invita a seguire il suo esempio: «Non perdere la tua capacità di sognare, non rassegnarti mai» (Christus Vivit, 142).

Il Beato Carlo Acutis dimostra che la santità non è fuori dalla nostra portata: è vivere con autenticità l'amore di Dio, anche navigando tra social network, videogiochi e tecnologia. Il suo esempio richiama tutti, specialmente i giovani, a "essere originali", a custodire la fede viva e a mettere Gesù al centro della propria esistenza.

"La felicità è guardare Dio. La tristezza è guardare sé stessi", scriveva Carlo. Un messaggio potente anche oggi, in un'epoca assetata di felicità autentica.